Introduzione
Dal 2025, una nuova norma apre finalmente la possibilità per gli enti locali di incrementare il Fondo Risorse Decentrate (FRD), ovvero il fondo che alimenta premi, indennità e progressioni economiche dei lavoratori. Dopo anni di blocchi e austerità salariale, si tratta di una svolta attesa. Ma attenzione: non tutti i lavoratori beneficeranno di questa misura, perché tutto dipende dalla capacità di spesa dei singoli enti. Come CSE-FLPL, lo diciamo chiaramente: questa norma rischia di aumentare le disuguaglianze tra lavoratori dello stesso comparto. Ecco tutto quello che è utile sapere.
Cosa prevede la nuova normativa?
La norma, introdotta con la Legge n. 69/2025 (Decreto PA), consente a Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni di incrementare, in deroga ai limiti imposti nel 2017, il proprio fondo per la contrattazione integrativa fino a un tetto massimo del 48% della spesa per gli stipendi tabellari 2023 del personale non dirigente.
L’obiettivo dichiarato è armonizzare i trattamenti economici accessori tra enti locali e altre amministrazioni pubbliche, che negli ultimi anni hanno potuto beneficiare di aumenti diretti sui tabellari, mentre nei Comuni tutto era bloccato.
Vincoli per l’incremento del fondo
L’incremento del fondo non è automatico. Ecco le condizioni:
- L’ente deve rispettare l’equilibrio di bilancio pluriennale, attestato dall’organo di revisione.
- Devono essere rispettati i vincoli assunzionali e le norme di contenimento della spesa di personale.
- L’incremento è possibile solo a valere sulle risorse proprie dell’ente. Nessun contributo statale è previsto.
- Il mancato invio dei dati al Conto annuale comporta il blocco del 25% delle risorse aggiuntive.
Esempio concreto
Prendiamo il caso di un Comune con una spesa tabellare del personale non dirigente pari a 5 milioni di euro nel 2023. Il 48% corrisponde a 2,4 milioni di euro. Se oggi il fondo stabile ammonta a 1,5 milioni, c’è la possibilità teorica di incrementarlo di 900.000 € annui, da negoziare in sede decentrata.
Ma questa “potenzialità” esiste solo se l’ente ha margini nel bilancio. In caso contrario, il fondo rimarrà fermo, e i lavoratori continueranno a percepire cifre bloccate da quasi un decennio.
Il rischio concreto: lavoratori di serie A e lavoratori di serie B
Come CSE-FLPL denunciamo con forza un rischio evidente: questa norma crea forti disparità tra lavoratori dello stesso comparto. I dipendenti degli enti finanziariamente solidi vedranno aumenti consistenti, mentre chi lavora in Comuni in dissesto, predissesto o con rigidità di bilancio non avrà nulla. Stesso contratto, stessi doveri, stipendi accessori diversissimi.
Il legislatore ha scaricato tutto sugli enti locali senza prevedere risorse perequative: è inaccettabile. Non si può chiamare “armonizzazione” una misura che aumenta la distanza tra Nord e Sud, tra grandi Comuni e piccoli enti, tra chi ha e chi non ha.
La posizione del CSE-FLPL
Il nostro sindacato si batte affinché questa misura venga resa davvero equa.
Chiediamo:
- l’istituzione urgente di un fondo nazionale di compensazione a favore degli enti in difficoltà;
- la tutela delle assunzioni: l’aumento del fondo non deve ostacolare il ricambio generazionale;
- trasparenza su criteri e destinazione delle nuove risorse.
Come CSE-FLPL vigileremo in ogni sede per garantire che la contrattazione decentrata sia trasparente, partecipata e orientata a valorizzare davvero il personale, senza favoritismi e senza penalizzazioni territoriali.
Conclusione
La possibilità di incrementare il fondo 2025 è positiva solo se è accessibile a tutti. Lasciare che il destino economico dei lavoratori dipenda esclusivamente dalla tenuta dei conti dell’ente è ingiusto e miope. Il CSE-FLPL continuerà a battersi per l’equità, la coerenza contrattuale e la dignità salariale di tutti i lavoratori del comparto Funzioni Locali.
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